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Onishenko, le redini della vittoria

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Se attorno all'equitazione, come in tutti gli sport, girano tante chiacchiere, è vero che ad avere l'ultima parola sono i risultati. La squadra ucraina ha messo a tacere tutti, tedeschi e francesi, con una vittoria, quella di Coppa delle Nazioni a Piazza di Siena, che di certo non ha sorpreso i più smaliziati. Il team del magnate russo Aleksander Onishenko ha tutte le carte in regola ormai per vedersela e mettere in crisi le formazioni storiche della ex top League. In prima divisione e solo alla seconda tappa, la squadra ucraina ha fatto vedere di che pasta è fatta e, venerdì scorso Cassio Rivetti ha portato a casa una vittoria spettacolare nel barrage combattuto con Ludger Beerbaum e Patrice Delaveau. Squadra che vince non si cambia, e così due tedeschi di importazione, Ulrich Kirchhoff e Katharina Offel, un brasiliano, il già citato Rivetti, e un ucraino autentico, Oleg Krasyuk hanno messo la prima firma su una stagione che si presenta allettante. Cerchiamo di capire allora come l'Ucraina abbia ingranato la strada vincente. Se la Offel montava per Oniskenko già dal 2005, l'ingresso in scuderia di Kirchoff è stato lo scacco matto che ha permesso la quadratura del cerchio: campione olimpico, mentalità tedesca, spirito di squadra, sono gli ingredienti collanti per poter pensare in grande. È inutile poi fare i puristi, nell'equitazione c'è bisogno di programmazione e la programmazione è possibile quando ci sono i mezzi economici. Le disponibilità di Aleksander sono indiscusse e quanto mai risapute ma Ulrich a certe condizioni non ci sarebbe stato: ha chiesto, infatti, la totale autonomia decisionale su tutte le scelte sportive e così ha ottenuto. “Onishenko ha capito, sa che io voglio vincere e allora si è affidato a me", spiega Kirchhoff. Il patto quinquennale è stato suggellato all'inizio dell'anno. Ad Arezzo Aleksander e Ulrich hanno ufficializzato la loro collaborazione: di base a Malaspina, nei dintorni di Milano, il campione tedesco non ha voluto saperne di spostarsi ed è così che a breve giro sono arrivati venticinque box per i suoi cavalli e per quelli dello stesso Onishenko e dieci appartamenti a disposizione del suo team. D'altra parte anche il patron monta a cavallo ed ora si fa seguire da Ulrich. Una visione da insider che gli ha permesso di capire le richieste del suo caposquadra e di lasciargli in merito carta bianca. Abbiamo visto con la medaglia di bronzo saudita alle Olimpiadi di Londra quanto l'equitazione giri ormai su giganti economici che la orientano e influenzano e Oniskenho ha interpretato i tempi sostenendo interamente i suoi cavalieri e continuando a investire per loro sui migliori cavalli in circolazione. “Lui sa che per ottenere i risultati bisogna avere il meglio e il meglio per lui è accessibile, sempre”, aggiunge il cavaliere tedesco. Un rapporto basato sul riconoscimento reciproco dei ruoli e del loro rispetto dove il padrone consente ai suoi di vivere nel migliore dei mondi possibili sotto la propria protezione. Senso del clan, do ut des, rivisitato in chiave sportiva. Oniskenho mette al primo posto la sua squadra, e la precedenza va alla Furusiyya FEI Nations Cup. Come segno di riconoscenza Aleksander ha promesso ai suoi, a titolo di cadeau, una Ferrari. Ovviamente, una a testa.

Barbara Leoni

 

 


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